Lavarone 2006
UN’ ESPERIENZA DA “BRIVIDO”
XXI Stage ANIS Immersione sotto i ghiacci, 4-5 febbraio 2006 Lavarone (TN):
…Tanto per rompere il ghiaccio….otto intrepidi subacquei hanno affrontato le autostrade italiane (tutte, compresa quella che porta a rimini sud!), hanno risalito le Dolomiti per raggiungere un piccolo e delizioso hotel trentino (di cui non vi dico il nome se no il prossimo anno ci andate pure voi e noi restiamo fregati…e chi lo sente poi Luigi?!).
Dopo ben nove ore di viaggio, arriviamo finalmente in albergo, scarichiamo le nostre cose ma prima Michele si cimenta in un mezzo carpiato in avanti tra le risate dei presenti (della serie ma che hai lavorato a Holiday on ice?). Sistemazione in camere dall’arredamento retrò (un po’ troppo), bagno senza finestre, ma nel complesso accogliente. Come lupi famelici ci accomodiamo nella sala ristorante in attesa di assaporare i sapori del luogo; l’ospitalità trentina è deliziosa: allegria, cibo, vino, dolci e liquori per incrementare il pannicolo adiposo necessario a sopportare i rigori di questo clima. Subito Luigi individua quella che sarà la donna della sua vita, la generosa signora scrocchiarella, che risponde prontamente alle nostre richieste culinarie e ci vizia con bis di strozzapreti fatti in casa, crostata di ricotta dal sapore prelibato…..insomma ma chi c’ammazza?! Bè come inizio non c’è male, ma bisogna muoversi alla volta del lago. Decidiamo così sabato pomeriggio di fare un sopralluogo, nella speranza di assistere al nuovo record di apnea sotto i ghiacci ma alla fine ci ritroviamo a guardare un poco emozionante tentativo di finto salvataggio da parte dei vigili sommozzatori. Io mi ritrovo a fissare le buche nel lago, dalle pedane di legno. Domani devo andare là sotto?? Noooooooooo! Non so se attribuire il mio senso di “leggero disagio” al fatto che la notte precedente non ho dormito facendo le ore piccole dopo un’ora e mezza di piscina, oppure al fatto che ho una tosse da fumatore ventennale o al fatto di aver constatato che quei buchi nel ghiaccio sono decisamente piccoli per una quasi claustrofobica come me…ma guardando nel foro ghiacciato del lago, devo decidere se rinunciare o “saltare”. Per fortuna il mio solito carattere di avventuriera ha il sopravvento (meno male) e mi ritrovo fredda e glaciale a preparare mentalmente ogni cosa in previsione del mio battesimo sotto al ghiaccio. Nasce in me un senso di sfida. Ci sono. Pronta. Domani Pappi ce la farà. La natura sempre generosa viene in mio aiuto, distraendomi, per offrirmi il lato migliore della sua bellezza. Lo spettacolo che mi investe è mozzafiato! Neve candida baciata dal sole sfolgorante!E io andrò in acqua, nella mia dimensione liquida, tra queste cime bianche ad assaporarmi ogni attimo. Cosa voglio di più? Per la gioia di Marco andiamo finalmente ad iscriverci, sperando soprattutto di recuperare qualche gadget dell’Anis e il nostro caro Michele, aum aum, ci regala un bel cappelletto della Mares, un po’ di shopping e si va quindi alla volta dello stage. Il breefing sembra interessante, dico sembra perché la mia attenzione mentale dura mezzora quando vengo colpita da grave narcolessi post viaggio, Vincenzo mi segue a ruota ma da bravo istruttore sembra non mollare…cinque minuti e crolla stecchito tra le braccia di Morfeo! Che professionalità! Io dò forfait e cerco di recuperare le ultime energie rimaste sotto le coperte, mentre gli altri si godono il breefing ridendosela a crepapelle per alcuni interventi. Ennesima cena lussureggiante e a nanna in attesa dell’evento. Domenica mattina: il grande giorno! Affrontiamo l’impresa con una ricca colazione trentina, l’appuntamento è alle 9.30, Michele è stato categorico, è pronto a suonare il clacson del pulmino sotto la mia finestra (ma guarda un po’?!) ma ormai ho quasi imparato a spaccare il minuto….devo avere solo il tempo per la vestizione….indosso il povero pigiama di seta che gentilmente Anna mi ha prestato e strap!...infilo la muta e ohoh ohoh….mi viene in mente una scena vista a trevignano…c’è poco da ridere….i ragazzi sono in trepida attesa ma non sanno che stavolta è colpa di Vincenzo e…dei suoi contrattempi! Finalmente usciamo, l’aria è frizzante, fresca, non c’è vento e non fa poi così freddo: immaginate un paesaggio imbiancato e candido da cartolina, le acque ghiacciate del lago, noi con le mute, le bombole e gli erogatori…. e la magia sta per iniziare!
Il lago si trova a 1079 m s.l.m, ha una profondità massima di 17 m (nel luogo di immersione la profondità era di 4-5 m) e una superficie di circa 64000m2 (si vede che ho studiato eh?!). Il suo colore in superficie è … bianco (ovviamente la superficie è gelata) mentre la visibilità sott’acqua è molto limitata. Sono state allestite delle tende preriscaldate, all’interno delle quali provi tutte le sensazioni del mondo tranne quella di sentire caldo; l’organizzazione per i miei gusti lascia un po’ a desiderare, qualcuno ha detto che se lo stage l’avesse organizzato la Padi ci sarebbero state pure le majorettes..però non ci avrebbero regalato neanche un gadget! comunque si può fare e noi uomini duri non molliamo. Iniziamo a vestirci….un’impresa tutta da ridere…io, Luigi e Luca con le nostre mute umide mentre i coniugi Poposky e Daniele che sfoderano le loro belle mute stagne….che mondo crudele! I nostri due istruttori si adoperano (in verità Michele, da noi soprannominato per l’occasione il “filippino”) in tutti i modi. E’ stata preparata l’attrezzatura e ci siamo quindi messi in coda con una temperatura polare come tanti pinguini. Tra una foto e l’altra, i miei piedi congelavano e vano è stato l’uso di pinne e sacchi di segatura come isolanti. Ogni tanto qualche pensiero s’impossessava di me……dettagli tecnici…… la bassa temperatura può mandare l’erogatore in erogazione continua…il colpo di freddo può provocare il crampo della glottide…..ipotermia…..ma chi me lo fa fare??? I pensieri vengono offuscati dalla realtà imminente. Tocca a noi. L'immersione si svolge in coppia: io sto con Daniele che ha un’espressione oscillante tra il preoccupato e il “ma proprio con me questa doveva capità?!”, alla fine con una smorfia sorridente accetta il suo destino… Ci legano alla cima guida, in maniera da evitare assolutamente che qualcuno si possa perdere per ritrovarlo magari dopo due anni ibernato come una mummia (io però mi assicuro che mi annodino bene, non si sa mai visto che Sopranzetti si aggira come uno squalo da quelle parti e potrebbe tagliarmi la corda per farmi fuori!!!! Sono una ragazza previdente io!)
Ormai ci sono, è tutto pronto, 1..2..3..e mi tuffo..nel ghiaccio! Il primo impatto con l’acqua gelida non mi sconvolge, ma questa iniziale sensazione è illusoria e il martirio comincia non appena l’acqua mi accarezza il viso e mi penetra nella muta, mi dico no non ce la faccio, mi verrà una polmonite fulminante, adesso strattono la corda e mi faccio issare su…. e continuo a rimuginare… quando in una frazione di secondo mi accorgo di avere un tetto di ghiaccio sulla testa….. La profondità massima raggiungibile in quel punto è di circa 5 metri, ma è molto meglio appoggiarsi sotto la crosta di ghiaccio e immaginare di essere l'uomo ragno che cammina sul soffitto. Mi lascio abbracciare dalle gelide acque del lago come se fosse la cosa più normale del mondo. Daniele mi tiene d’occhio, ma con sguardi e i miei soliti gesti inconsulti gli do l’ok per andare avanti. E’ un attimo e la superficie così vicina non c’è più. MI trovo immersa in una dimensione completamente irreale e lunare, solo il gelo pungente mi rammenta che tutto ciò è realtà. Sotto il ghiaccio le sensazioni sono emozionanti: la luce riflessa dal ghiaccio assume un colore verdastro, i rumori sono completamenti assorbiti e le bolle emesse dagli erogatori rimangono imprigionate sotto la superficie ghiacciata formando così figure immaginarie. La parte più interessante è quella a contatto con il tetto di ghiaccio. Sembra una struttura artificiale per quanto è liscia ed omogenea. Solo in prossimità del foro si possono vedere le varie stratificazioni dovute ai cicli di congelamento della neve e dell'acqua. Più che sotto il ghiaccio sembra di essere sotto un tetto di solido cristallo messo in quel posto da un bizzarro architetto!I cinque minuti d’immersione passano in un attimo, lasciando un ricordo incancellabile, molti penseranno che sono una pazza e forse un po’ pazzerella lo sono, ma per una drogata di emozioni come me è stata un’esperienza unica. Gli assistenti che si trovano fuori mi chiedono se è tutto ok, vedo tutti preoccupati intorno a me, sarà perché tremo come una foglia. Ho le mani e i piedi completamente indolenziti, non riesco a muoverli, una smorfia e un sorriso vengono immortalati dal nostro fotografo ufficiale (inviato niente poco di meno che dalla Cressi!!!??), corro verso la tenda dove vengo assistita con “affetto” dai ragazzi della protezione civile che mi puntano addosso un getto di aria calda da essiccarmi in pochi minuti. Sembro Pinocchio che si riscalda i piedi davanti al camino, sono buffa, sorridente, appagata. Asciutta!!!Peccato che sia già tutto finito, quel che resta è solo un caldo gelido ricordo. Prima di metterci di nuovo in viaggio, ci accostiamo umilmente alla tavola della signora scrocchiarella…..che sembrava voler festeggiare la nostra impresa….e allora via a profumate lasagne, manzo in salsa di funghi e quella magica irreale crepe con gelato e panna per concludere in bellezza questo nostro breve soggiorno lavaronense. E’ bello condividere queste cose con gente come te che sotto una muta ha un cuore e al posto del sangue gli scorre l’acqua nelle vene (…a qualcuno compresa me pure un po’ di vino! E a qualcun altro come Luigi pure un po’ di colesterolo!). E’ bello condividere tanta passione, tante risate, attimi vissuti. Ore interminabili in un pulmino dove la cioccolata non manca mai, di ogni sapore, dove non smetti di ridere per le barzellette raccontate da Marco e Luigi, dove cerchi di capire quello che dice Michele che afono si esprime solo a gesti, dove la torta di Marzia c’azzecca come al solito anzi di più, dove qualcuno ti massaggia i piedi e ogni tanto scende per prendere una boccata d’aria (capisci a me?!), dove qualcuno è felice come un bambino per aver comprato un moschettone da due soldi in un autogrill pagandolo 10 euro (!), dove Daniele al volante ci fa fare un giro panoramico della riviera romagnola per andare a Lavarone, dove Michele si porta le mani in viso esclamando “mandò stai annà?!”, dove Paola aveva pensato “certo che strano l’acquario di cattolica…” e poi con la sua incontinenza costringeva la ciurma a ripetute soste, dove c’è chi dorme…chi è felice per essere diventato istruttore sopra e sotto i ghiacci, chi sogna, chi si coccola, chi si chiede “ma perché non si chiama Antonella?!”, chi non è capace a dire le barzellette, chi si lamenta perché “tiene” fame o ha perso il cappello, chi si sente un po’ “Mario” e chi si sente un po’ “Saverio”……ragazzi è stata proprio una bella avventura! Ciao Lavarone, arrivederci al prossimo anno.
Paola