Raja Ampat
Il 10 Agosto 2019, mi trovavo sulla spiaggia di Senigallia a fare bagni e prendere il sole con mio figlio, così nel pieno del relax ho iniziato a cercare la meta per il prossimo inverno. Scorri e riscorri le dita sullo smartphone ad un tratto è apparso il nome che cercavo "RAJA AMPAT". le immagini erano straordinarie, sia sott'acqua che fuori e allora ho iniziato a leggere commenti, pareri, a vedere video e foto, e più cercavo e più mi convincevo che Raja Ampat era un posto fantastico per le immersioni. Famosa per essere il regno della biodiversità, Raja Ampat deve l'incredibile ricchezza di vita all'incontro di due grandi Oceani, il Pacifico e l'Indiano. Situata in Indonesia nella Papua Occidentale, dal punto di vista natulalistico si trova nella parte australiana della distrubuzione delle specie animali. Bene ma come si fa a raggiungere un posto così fantastico che sta dall'altra parte del mondo, con una ventina di subacquei, e considerando una spesa alla portata dell'intero gruppo? Ora raccolgo i miei appunti e ve lo dico:
Per prima cosa ho avvisato Michele che era entusiasta quanto me e poi ci siamo messi a lavoro. Abbiamo contattato tutti i resort, diving center ed anche un pò di imbarcazioni, per farci un'idea di cosa poteva andar bene per il gruppo. Questa è stata la parte più difficile, cercare di capire quale era lo standard delle strutture, e se potevano andare bene per noi.
Escluse le crociere perchè troppo costose o troppo spartane, ci siamo concentrati sui resort, e abbiamo puntato lo SCUBA REPUBBLIC RESORT di Raja Ampat. Dalle nostre "indagini" il diving era gestito seriamente, da guide che conoscevano il posto da svariati anni e con la dovuta esperienza. La posizione era ottimale per raggiungere molti punti d'immersione famosi, come i manta point. La struttura era piccola, con solo otto bungalow, e quindi perfetta per il nostro gruppo. Il costo per un pacchetto di 20 immersioni e pensione completa intorno ai 1300$ a cui aggiungere il biglietto aereo. Per arrivare a Raja Ampat occorre un volo fino a Sorong, poi da qui con due ore di traghetto si arriva a Waisai ed infine appena venti minuti di auto e si è al resort. Il volo Roma - Sorong è operato dalla Qatar fino a Giacarta e poi con un volo interno della Garuda si raggiunge Sorong, il costo del volo, prenotando circa 5 mesi prima è stato di 650 euro, ovviamente ci sono da considerare scali ed attese ma fanno parte dell'avventura. Siamo partiti il 3 febbraio in tarda serata ed arrivati alle 6.30 del mattino del 5 febbraio, ad attenderci a Sorong c'era lo staff dello Scuba Repubblic il quale aveva provveduto ai taxi per il porto ed ai biglietti del traghetto. A proposito ci sono solo due traghetti, uno alle 09.00 ed uno alle 14.00. Questo traghetto non è proprio il massimo del comfort, ma costa poco, 100000 rupie ossia circa 7 euro, meglio la prima classe 200000 rupie, oppure cercare una soluzione con una barca privata. Noi abbiamo viaggiato con il tiket da 100000 rupie, nulla di difficile tranne le operazioni di sbarco con i nostri borsoni, in salita, su una tavola appoggiata alla banchina. Con i taxi, 100000 rupie per 4 persone e bagagli, siamo arrivati al resort. I bungalow erano spaziosi, con letti a baldacchino e zanzariera, mobilio ridotto all'essenziale e bagni semplici ma puliti. Ogni tanto l'acqua della doccia scarseggiava ma nel complesso abbiamo fatto tutti docce calde e confortevoli. L'aria condizionata pur se funzionante, io personalmente non l'ho mai accesa. Le zanzare non sono state un problema, ce n'erano veramente poche tant'è che dopo le prime sere non ho più messo la protezione. L'elettricità durante la permanenza nel resort è stata sempre disponibile, forse quando eravamo in mare veniva staccata, ma nessun problema con la ricarica di batterie e l'uso di apparecchi elettronici. Le prese sono quelle europee, con i due piroletti vicini, come quelli per la ricarica dei telefoni. Non c’è connessione wifi, però lo staff se avvisato per tempo comprerà per voi delle schede telefoniche della compagnia Telkomsel, al prezzo di una decina di euro, la copertura è ottima e funziona bene. Ora parliamo di cibo. Per noi italiani è sempre una nota dolente, siamo abituati a mangiare troppo bene, ma sappiamo anche adattarci. Pollo, pesce, riso, verdure, sono gli alimenti di base, poi banane, mandarini, frutto serpente e talvolta ananas. Sempre a disposizione l’acqua, il thè, nescafè, e a pagamento birre e coca-cola. Insomma, non siamo certo arrivati fino a Raja Ampat per la cucina, quindi vediamo come funziona il diving. Le due barche sono ormeggiate lungo un pittoresco pontile in legno, attraverso il quale tutto il necessario viene portato a bordo dallo staff locale, nessuna fatica per noi, ma solo il piacere di scrutare l’acqua cristallina sotto il pontile. Una volta a bordo, ciascuno prepara le attrezzature, le guide fanno il briefing e via alla scoperta di fondali strepitosi. Niente grupponi, in 18 abbiamo fatto 4 gruppi con altrettante guide, una vera meraviglia. La corrente c’è, ma le guide sono brave ad evitarle o quantomeno a scegliere il momento giusto per il tuffo. Non sono immersioni da principianti, perché quando la corrente è intensa bisogna avere le giuste abilità per fronteggiarla e non danneggiare i coralli. Sicuramente i coralli sono belli ma delicati, sembra di essere in un negozio di cristalli preziosi, muoversi con delicatezza e coscienza del nostro corpo è fondamentale, qui non si tratta di assetto ma di stare attenti a non fare danni. I pesci sono tanti, a volte i fucilieri sembrano infiniti, tutti i pesci di barriera sono più abbondanti che in ogni altro posto da noi visitato. Carangidi, barracuda, tonni, dentici, sfrecciano nel blu, mentre nei manta point l’incontro è assicurato, sono stazioni di pulizia collaudate, e spesso le mante si scorgono già dalla superficie. Non mancano le tartarughe e un tipo curioso di squalo presente solo a Raja Ampat, il Wobbegong. Gli squali ci sono, soprattutto grigi e pinna nera, ma non andrei mai a Raja Ampat solo per gli squali. La temperatura di 28 gradi permette immersioni confortevoli con la 3mm. Nessun problema con attacchi din o int, ma prima di partire è bene specificare quanti din occorrano. La visibilità in questo periodo non è stratosferica, c’è molto plancton, comunque siamo sui 15, 20 mt e ci sono così tante cose da vedere che sembra di essere in un aacquario. Attenzione alle foto perché è pieno di particelle e microorganismi in sospensione, quindi angolate bene il flash se non volete foto piene di puntini bianchi. I giorni passano veloci, vissuti sempre in mare, noi abbiamo fatto quasi tre immersioni al giorno. Da fare assolutamente la gita a Pianemo Islands, ormai diventata l’icona di Raja Ampat, un posto bellisimo, paradisiaco. Per avere la visuale panoramica bisogna salire in alto attraverso una scalinata in legno, sono tanti scalini ma ne vale la pena, basta guardare le foto. Colpisce l’assoluto silenzio, eravamo solo noi e un tizio che tagliava noci di cocco per poche rupie. La gita continua spostandoci in altri punti meravigliosi, fino a fermarci sulla via del ritorno in una lingua di sabbia bianca circondata dal mare cristallino. Abbiamo incontrato tre balene durante la navigazione e una mattina un dugongo è venuto a salutarci vicino il pontile. Tutto il resto lo scoprirete da soli andando a Raja Ampat.
testo e foto di Vincenzo Sopranzetti